Spesso sono tante le domande che ci poniamo, come genitori, nel tentativo di capire se le scelte che facciamo, il modo in cui viviamo i nostri figli sia giusto o meno.
Dopo lunghe giornate di lavoro può capitare di ritrovarsi a fare i conti con interrogativi che metterebbero in difficoltà anche la madre o il padre più saggio: è sufficiente il tempo che dedico a mio figlio? Riesco a farlo crescere sereno? A farlo divertire?
La verità, quando si entra in questo loop di domande impossibili, è che difficilmente è possibile trovare una risposta definitiva in grado di sedare i nostri pensieri. C’è però una possibilità, una sorta di ancora di salvezza a cui, di tanto in tanto, possiamo aggrapparci; sette regole d’oro tutte per noi, sette differenti punti di partenza che il neuropsichiatra infantile Giovanni Bollea ci ha lasciato in eredità offrendoci una via per uscire tutti interi dal labirinto.
Buona lettura!
- Dategli meno. Hanno troppo, non c’è dubbio. Il consumismo fa scomparire il desiderio e apre le porte alla noia.
- Quella che conta è l’intensità, non la quantità di tempo passato con i bambini. I primi venti minuti del rientro a casa dal lavoro sono fondamentali. Devono essere dedicati al colloquio e alle coccole. E non certo a chiedere dei compiti o dei risultati.
- I giochi più educativi sono quelli che passano attraverso la fantasia della madre e le mani del padre: bastano due pezzi di legno, ma i genitori ormai non sanno più inventare.
- Dai tre ai cinque anni è bene avviare i bimbi ai lavoretti a casa, assieme ai genitori. È utile che sappiano stirare con un piccolo ferro o attaccare un bottone.
- Sport. Prima di tutto deve essere lui a desiderarlo. Meglio se lo fa in gruppo, facendo capire che agonismo significa emergere con fatica e non diventare campioni. Ottime due o tre ore di palestra alla settimana. Poca competizione, grande beneficio fisico.
- Va incoraggiata la cultura artistica abituandoli al bello. Teatro, musica, arti visive creano il desiderio di migliorare. I soldi spesi per la cultura sono quelli che rendono di più.
- Ultimo suggerimento: ho una mia teoria e forse mi prenderanno in giro. La chiamo: la donna a tre quarti del tempo. Le donne che lavorano, la maggioranza, a fine giornata pensano già ai figli, alla spesa, agli impegni di casa e rendono poco. Non sarebbe meglio lasciarle uscire mezz’ora prima? I figli, tornando da scuola, le avrebbero a casa meno stressate e più disponibili. Più che di corsi, è di questo che i bimbi hanno bisogno.